L’integrazione della tecnologia SOS in applicazioni differenziali offre una soluzione affidabile e duratura con prestazioni e valore imbattibili. I trasduttori differenziali SOS di ESI sono bidirezionali ed estremamente robusti permettendo il monitoraggio di applicazioni con sovrapressioni di linea elevate e con transitori critici per le tecnologie tradizionali.
Tutto questo non fa comunque rinunciare a un’eccellente precisione, accuratezza e stabilità nel tempo.
Un esperimento svolto nel 1963 presso la North American Aviation (ora Boeing) portò alla scoperta del SOS. Dopo aver ottenuto mediante una particolare lucidatura una sfera di cristallo di zaffiro, questa venne immersa in un gas contenente silicio. Dato che una superficie sferica espone tutti i piani esistenti di un sistema cristallino si è scoperto che il silicio cresceva in alcuni punti specifici: il “piano R”.
A metà degli anni ’60 i ricercatori lavorarono per rendere l’SOS una tecnologia realizzabile su scala più vasta. L’applicazione principale fu inizialmente su circuiti resistenti alle radiazioni, ma presto divenne evidente che gli altri vantaggi dell’SOS potevano portare a un uso più estensivo e a uno sfruttamento commerciale della scoperta.
Un ulteriore passo avanti fu lo sviluppo di film ultrasottili SOS da parte del California Institute of Technology insieme a Hewlett Packard nel 1978. Un processo chiamato SPER (Solid Phase Epitaxial Re-growth) fu sviluppato fino a raggiungere lo scopo di industrializzare la produzione di SOS nel 1990.
ESI, fondata nel 1984 ed entrata nel gruppo SUCO nel 2009, ha iniziato la produzione di sensori SOS nel 1994, ottimizzando nel tempo i processi e la produzione che avviene tuttora in-house.
Il SOS è oggi una delle tecnologie di rilevamento della pressione più promettenti ed è utilizzato estensivamente dal Gruppo SUCO di cui ESI fa parte.